Ove non espressamente indicato, tutti i diritti di sfruttamento ed utilizzazione economica del materiale fotografico presente sul sito Fanpage.it sono da intendersi di proprietà dei fornitori, LaPresse e Getty Images. Perché a quattro anni mia mamma mi ha scoperto mentre leggevo a voce alta le parole sulla Stampa. Perché è un giornale internazionale.Perché ci trovo le notizie e i racconti della mia città. Di certo quella che fu definita una ’apertura’ da parte del sovrano saudita Re Salman rappresenta una novità e uno strappo al rigore claustrofobico e segregazionista nel quale sono consegnate le donne, in un presente contemporaneo che rende realtà ciò che aveva ipotizzato nel 1985 Margaret Atwood nel suo Il racconto dell’ancella e, nel 2019, Christina Dalcher nel suo Vox. I Consigli.it sceglie e raccomanda in maniera indipendente prodotti e servizi che si possono acquistare on-line o tramite la consulenza di esperti. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei hyperlink presenti nel testo, Consigli.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale.
Poi, le rivendicazioni si sono fatte through through più insistenti e nel 2005 sono stati concessi i pieni diritti, mentre dal 2009 sono 4 le donne a sedere in parlamento. Tra speranze e delusioni, gli ultimi dieci anni hanno portato una ventata di libertà alle donne della Penisola araba. A partire dallo Yemen, i regimi della regione hanno via via garantito alle donne accesso alla politica e, con la svolta annunciata dall’Arabia Saudita, è caduto l’ultimo tabù. In Algeria le donne hanno il 31,6% dei seggi in Parlamento, e un’età media di matrimonio paragonabile a quella europea, di 29,5 anni.
Mio padre e mia madre leggevano La Stampa, quando mi sono sposato io e mia moglie abbiamo sempre letto La Stampa, da quando son rimasto solo sono passato alla versione digitale.
Arabia Saudita, Prime Elezioni Aperte A Donne Ma La Discriminazione Di Genere Pesa Sul Voto
In politica ci sono due donne al vertice dei ministeri delle telecomunicazioni e del lavoro. In OMAN, il suffragio universale è stato accordato nel 2003 mentre nel 1999 per la prima volta una donna è stata nominata ambasciatore. Nonostante i discreti progressi degli ultimi anni, ancora oggi la popolazione femminile copre solo il 5,5% delle cariche pubbliche.
Nel 2005 le donne hanno ottenuto il diritto di voto attivo e passivo, e oggi occupano almeno la metà dei 240mila posti ministeriali. Sulla violenza e le molestie sessuali però non esiste ancora una legge specifica, e lo stupro fra le mura domestiche non è riconosciuto né punibile. Le donne hanno votato e acquisito il diritto di eleggibilità soltanto nel 2002, e sul fronte giudiziario la testimonianza di una donna ha lo stesso valore di quella di un uomo davanti alla Corte Islamica. Il 40% delle donne ha un impiego e rappresenta il 19% del totale della forza lavoro nel paese. Nell’ambito familiare l’età minima per il matrimonio è ancora di 15 anni, e il 30% delle donne sposate ha subito abusi dal coniuge. Stessa sorte, ma per motivi diversi, sembra toccare alle donne yemenite, thoughtful da sempre molto attive sul piano politico, sebbene negli ultimi decenni i cambiamenti occorsi non siano stati loro favorevoli, tanto che oggi si registra una profonda contrazione nella rappresentanza politica femminile.
Diritto Di Voto E Di Elezione Per Le Donne Arabe: Svolta Epocale Con Re Abdullah
Se un filone di studiosi afferma che il genere femminile appare indebolito da un islam misogino e ingiusto , un altro sostiene il contrario, facendo leva soprattutto sull’interpretazione originaria dei versetti del Corano e sulla Sunna che favorivano l’uguaglianza di genere. Infatti, come è stato dimostrato da alcuni studi, si registra una significativa presenza femminile fin dagli albori dell’islam, quando le donne erano profondamente attive sia nella sfera familiare, che politico-sociale. Alla morte del profeta e dei suoi diretti successori, quei fondamenti religiosi che prevedevano uguaglianza di genere e protezione dei diritti delle donne, sono andati via via soccombendo a causa di fraintendimenti e cattive interpretazioni delle élite maschili, cui spettava il compito dell’esegesi coranica. Il grande problema dell’emarginazione femminile e della disparità di genere deriverebbe, quindi, dalla profonda interferenza che si period creata tra religione e società, la quale aveva ereditato dei pensieri e delle pratiche atti a screditare il ruolo della donna e la sua partecipazione politica. Quando si parla di diritti delle donne e partecipazione politica, è quasi naturale pensare a quelle femministe occidentali che hanno lottato con estremo ardore per conquistare il loro posto nel mondo. Nell’immaginario tipicamente occidentale ed eurocentrico, si crede che le donne arabe e musulmane siano da sempre sottomesse, quasi in modo remissivo e che non abbiano mai combattuto per far valere i loro diritti.
Se l’età minima per il matrimonio è 17 anni, nei campi profughi sono stati riscontrati casi di nozze anche con bambine di 12 anni. E ancor più lontana è l’emancipazione negli EMIRATI ARABI UNITI, l’ultimo governo – ad eccezione dell’Arabia Saudita – a concedere, nel 2006, il diritto di voto alle donne, in un Paese in cui l’unico organo soggetto al voto è il Consiglio Nazionale Federale, il parlamento, privo di poteri legislativi. La tornata elettorale di questo weekend ha visto però un’importante ‘prima volta’, quella della prima donna eletta in Consiglio. E dal 2015, anche le ‘cugine’ dell’ARABIA SAUDITA potranno andare alle urne e, anche, coltivare il sogno di entrare in politica. Solo nel 2008 alle donne è stato concesso di intraprendere gli studi in legge, e da allora solo in due sono diventate giudice. In un processo, la testimonianza della donna continua a valere la metà di quella di un uomo.
L’attivismo femminista raggiunge l’apice durante il ventesimo secolo, in particolar modo tra gli anni ’20/’30 e ’60/’70, quando le donne cominciano a rivendicare la concessione dei diritti politici e sociali , in concomitanza anche all’exploit dei movimenti femministi internazionali. Con l’indipendenza e per volere dei nuovi governi, nasce il ‘Femminismo di Stato’ che promuoveva i diritti delle donne e le loro iniziative, a patto che i movimenti e le ideologie fossero allineati alle politiche governative. È in questo periodo che si denotano i primi tentativi di coinvolgimento e di inclusione politica femminile, incoraggiati anche dalla firma di trattati internazionali in favore della parità di genere e delle donne (come la CEDAW – Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna – che, nel mondo arabo, è stato integralmente recepito solo dalla Tunisia). L’età minima per il matrimonio è di soli dieci anni, anche se il 32% delle donne fra i 20 e i 24 anni risultano essersi sposate dopo i 18 anni.
La Lunga Marcia Delle Donne Per Loro Diritti
Nonostante una contrazione nella partecipazione femminile, il femminismo nel mondo arabo è ancora tenacemente finalizzato a decostruire le radicate interpretazioni maschiliste e a rileggere i versetti con sguardo di genere, essendo forse questo il primo problema da estirpare. Un appunto che potrebbe essere fatto allo studio di Fatima Moussawi and Samira Koujok, riguarda forse la troppa generalizzazione con cui si è parlato dell’islam politico e, in particolare, dei Fratelli Musulmani , i quali appaiono come un’organizzazione contraria a priori alla partecipazione femminile alla politica e alla vita sociale dell’epoca e alla parità di genere. Se si consulta lo statuto della Fratellanza e si analizzano le idee riformiste di al-Banna (il fondatore dell’Organizzazione dei Fratelli Musulmani), si può notare come le donne fossero invitate a partecipare attivamente, proprio come accadeva alle origini dell’islam. Ci fu, all’epoca, un grande seguito femminile, tanto che una sostenitrice di al-Banna, Zaynab al-Ghazali, fondò la ‘Società delle Sorelle Musulmane’, anche se non si fuse mai con la sezione maschile. Questa figura, nonostante la sua profonda contraddittorietà, è ancora oggi considerata una eredità fondamentale per tutta la nuova generazione di attiviste islamiche, donne colte e militanti, che chiedono un ruolo sociale e politico più attivo.
Anche se il paese ha sottoscritto la Cedaw, non ha mai dato parere positivo rispetto agli articoli su cittadinanza e uguaglianza fra uomo e donna nel matrimonio e nella vita familiare. Il suffragio femminile arriva così anche nel cuore dell’Islam, dopo aver toccato già la Turchia nel 1930, Pakistan e Siria rispettivamente nel 1947 e nel 1949 (con la possibilità di votare alle nazionali nel ’56 a Isamabad e nel ’53 a Damasco), in Iran nel 1963 e via via a cavallo del nuovo secolo in altri paesi “storicamente contro” come Qatar, Bahrain, Oman, Kuwait ed Emirati Arabi. Un processo partito in Oceania, con in testa la Nuova Zelanda nel 1893 davanti all’Australia, poi in Europa ai primi del ‘900 grazie ai Paesi scandinavi e in Italia dopo la II guerra mondiale.
Varsavia Si Ribella Al Diritto Europeo Sull’ue L’ombra Della Polexit
Il patriarcato – nel senso classico del termine – e la religione svolgono da sempre un ruolo chiave nella società araba, tanto nella sfera privata, quanto in quella pubblica, anche se, in realtà, non si tratta solo dei principi in senso stretto, piuttosto, di come questi sono stati e ancora oggi sono interpretati e applicati. E, sebbene nel 2017 qualche passo in avanti sia stato fatto anche in Arabia Saudita, con la concessione del diritto di guidare un’automobile, l’interpretazione della Shari‘a resta sempre e comunque molto rigorosa. Un piccolo cambiamento per noi, ma grande per le donne arabe, che potrebbe aprire nuovi scenari politici in Arabia Saudita. Come ha specificato il monarca, “Le donne potranno candidarsi alle elezioni municipali e avranno anche il diritto di voto”. Un bel passo in avanti per i diritti delle donne in un paese iperconservatore che le ha sempre accantonate ai margini della società, senza diritto di parola o replica, prive della possibilità di esprimere le proprie idee politiche e di scegliere della propria vita lavorativa senza l’intervento di un uomo, che ne decide la vita e la morte, anche per quel che concerne l’intervento medico per eventuali malori o malattie. Volendo tracciare un percorso più recente dei movimenti femministi, si deve subito sottolineare che è dagli anni del colonialismo che le donne emergono attivamente contro l’occupazione straniera, prendendo parte a movimenti anticoloniali precostituiti prima, e come entità indipendenti solo successivamente .