“Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” è la ricostruzione grottesca e cupa, anche di cattivo gusto, di una storia d’amore che viene vissuta in totale segreto, all’interno di un ristorante potenzialmente ottimo “Le Hollandais” ma che viene gestito da un uomo senza morale ne intelligenza. «Si entra in una zona pericolosa e la gente esce dal cinema pensando di essersi confrontata con qualcosache è dentro di sé. Sarebbe irresponsabile usare il materiale di questo movie per semplice mercantilismo. Greenaway fa molte cose per porre una distanza tra le azioni e lo stile.
Tra l’altro anche il collegamento tra Il Cuoco e il Salò pasoliniano, tanto richiamato da molta critica, si sancisce proprio in questa dialettica continua con i maestri della pittura, prima ancora che a livello tematico. Di recente Greenaway ha affermato che dietro molte delle figure dei suoi movie si nasconde suo padre, col quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale e col quale ha cercato, dopo la morte prematura, di riaprire indirettamente un dialogo. PG – «Il Ladro è un cattivo senza limiti, senza nessuna possibilità di eroismi e di romanticismi come spesso sono invece i cattivi shakespeariani o quelli del cinema americano. Il mio ladro è privo di coscienza, razzista, pieno di pregiudizi sul sesso e sulla vita.
The Last Duel Di Ridley Scott
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Si occupa di mostre d’arte, storia e archeologia, di cinema e teatro, di libri di narrativa e di saggistica, di viaggi in Italia e in Europa . Propone approfondimenti sulla cultura e la società attraverso interviste a scrittori, giornalisti, artisti e curatori di esposizioni. La macchina da presa si sposta lentamente da sinistra verso destra e, con un gioco raffinato di movimenti e composizioni, porta lo spettatore a scoprire ambienti scenografici ricchi di riferimenti eruditi alla storia dell’arte. Qualcosa di simile mi è accaduta con “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” di Peter Greenaway . Avevo in mente come impostare il lavoro e l’avevo iniziato, quando ho trovato in rete aspetti cui non avevo pensato.
Cinematografo
Alla perenne ricerca di un nuovo Buster Keaton che possa riportare luce nelle tenebre e sale nei popcorn. Il momento dell’allegra e leggera conversazione, del gusto raffinato, delle risate conviviali viene appesantito da un ambiente rosso intenso, quasi amaranto, che evoca il sangue, la strage, la passione, alludendo all’omicidio che verrà consumato di lì a poco, per gelosia. E poi c’è da parlare della pesante allegoria politica. Siamo in piena period thatcheriana e non è difficile comprendere come il ladro impersoni il capitalismo “affamato”, dedito alle più efferate angherie, al quale si contrappone l’amante, uomo di libri, simbolo della cultura e della ragione.
E’ il caso di ricordare che solo qualche anno prima Gaultier aveva folgorato gli addetti ai lavori con l’epocale collezione You Feel As Though You’ve Eaten Too Much (JPG – «Le persone che vestono male e fanno errori sono le uniche che mi interessano»). Per The Cook Greenaway puntava quindi su attori dal solido background teatrale, capaci di reggere lunghe sequenze e, visti i riferimenti al dramma giacobino, di riprodurre classicamente stati d’animo in modo leggibile, enfatizzando le espressioni. Pare che il film a cui si riferisca Greenaway sia Paris, Texas di Wenders. Alcuni invece sostengono sia Hiroshima Mon Amour di Resnais, ma, stante l’evoluzione del dialogo, mi sentirei di non avallare. Al di là di tutto quanto ci ricorda la finzione, a livello scenico, ci sono moltissimi passaggi dialogali che espletano la medesima funzione.
Il gangster Albert Spica si reca abitualmente a cena a Le Hollandais, un rinomato ristorante francese di Londra, in compagnia di sua moglie Georgina. All’interno del ristorante la donna conosce Michael, un bibliotecario dai modi gentili e cortesi, ed inizia con lui una relazione clandestina con la complicità di Richard, il cuoco di Le Hollandais; ma quando Albert scopre la loro tresca, la situazione precipita… La storia di una moglie che tradisce il volgare marito che medita vendetta. La locandina del filmDi sua moglie, Georgina, umiliata, calpestata e vilipesa che trova un’ancora di salvezza nel raffinato libraio Michael con il quale finisce per consumare un intenso rapporto sessuale nel bagno delle signore. Si narra la vicenda del criminale Albert Spica comproprietario del ristorante londinese “Le Hollandais”, luogo in cui esprime tutta la propria brutalità e arroganza, parlando sguaiatamente e insultando la moglie, i propri commensali, il personale, e gli altri clienti. Sul tutto aleggia la voce da castrato del ragazzo Pup e la musica di Nyman.
Uno spazio e un inizio in sordina per un’opera monumentale. È qui che si perpetua la prima violenza, ai danni di un angelo declassato al rango di lavapiatti, vittima dichiarata dalle continue prevaricazioni di gente volgare. L’amante, outsider in questa relazione coniugale, come nel suo ruolo di intellettuale in questa tana di bruti, è l’ingrediente esotico che renderà la cena memorabile. E all’arte, bisogna fare riferimento anche quando si tratta dei suoi lungometraggi, come ne “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante”. Le pietanze cucinate ogni giorno con estrema attenzione e ad arte dal cuoco francese Richard hanno un messaggio onirico e pagano. Il cibo del resto accompagna i peccati alla tavola del banchetto di Albert Spica.
Mi occupo di varia umanità dall’età di circa due anni. Sono giunto al mezzo secolo di esperienza vissuta su questo Pianeta. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sulla Poetica dell’ultimo Caproni nel 1996. Interessato al cinema dall’età di tre anni e mezzo dopo una sofferta visione dei Tre Caballeros della Disney, opera discussa e aspramente criticata in presenza delle maestre d’asilo.
Liberté Di Albert Serra
Nel parcheggio umilia Roy, proprietario di una pizzeria, colpevole di non avergli pagato la protezione imposta dalla sua banda. A cena con lui siedono la Moglie Georgina e i suo sgherri. Quando il Ladro comincia uno dei suoi soliti, interminabili monologhi la Moglie si reca nella toilette e incrocia un cliente solitario, Michael, che aveva già notato.
Esaltato dalla fotografia del vecchio Sacha Vierny e dalla musica genialmente semplice di Michael Nyman, fondato sul trinomio cibo-sesso-violenza, è il movie più sarcastico, feroce e divertente di P. La ripetitività del racconto, scandito in dieci giornate può indurre a sazietà, ma l’assiste l’angelo custode di un umorismo nero. Uno dei titoli più brutti mai dati advert un movie e non c’entra questa volta la traduzione del distributore.