8- Idem come sopra, al punto 3- Se è così, allora riduciamoli a un decimo degli attuali. 3- Siamo alle solite- lavorano poco, lavorano male, quindi riduciamoli! Ma, se lavorano in 80, allora ne bastano molti di meno dei seicento post-riforma.
La questione, quindi, non è difendere il guscio vuoto della Costituzione, ma lottare per attuarne le parti progressiste che da sempre sono eluse o violate. Dunque, tutte le forze politiche italiane voteranno Sì domenica 20 e lunedì 21 settembre? No, perché nel frattempo le cose sono cambiate ancora una volta. In questa fase, a favore della riforma votano Movimento 5 Stelle, Lega, Fratelli d’Italia, parte di Forza Italia e alcuni parlamentari del gruppo Misto; contrari il PD, SvP, Liberi e Uguali, 7 deputati e 9 senatori del Misto. Leggi sulle forme particolari di autonomia regionale (cioè le regioni a statuto speciale), sulle elezioni regionali e sui rapporti tra regioni e stati esteri. La riforma proposta dal Referendum Costituzionale intende superare il bicameralismo perfetto.
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Un ruolo che acquisiscono man mano che fanno leva sulla loro forza e si liberano dalla sottomissione alla borghesia e al suo teatrino della politica e dai suoi politicanti (finire di fare le masse di manovra e prendere in mano la direzione della società). Andando oltre la superficie delle cose, anche il referendum del 20 e 21 settembre può essere uno strumento attraverso cui i comunisti intervengono sugli organismi operai e popolari per rafforzare la loro concezione e il loro ruolo. Ovviamente come organo di informazione, pur non volendo apertamente schiararci a favore del si o del no, non possiamo esimerci dall’evidenziare l’importanza di andare a votare, comunque la si pensi. Non sarà quindi possibile votare per singole parti del Testo, come avevano invece proposto i Radicali Italiani. Al Comitato a difesa dell’attuale assetto istituzionale, che spinge per il voto contrario al Referendum Costituzionale, si è recentemente aggiunto Massimo D’Alema, che ha lanciato al Cinema Farnese di Roma il comitato “I Dem per il No”. La riforma della Costituzione abolisce il CNEL, il Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro.
La carica elettiva dei senatori regionali sarà pari alla durata del loro mandato come amministratori locali. Con la riforma, l’unico organo istituzionale con il compito di approvare le leggi ordinarie e di bilancio sarebbe la Camera dei deputati. Ecco quello che potrebbe cambiare a seguito della vittoria del Sì al Referendum Costituzionale e le pricipali motivazioni al perché bisogna votare Sì o al perché votare No.
6- Non è a rischio la democrazia e, al di là della retorica anti-casta, in sé ridurre i parlamentari non ha nulla di “populista”. Basti pensare che la riduzione del numero dei parlamentari period presente nel programma de l’Ulivo e che una proposta identica (!) è stata presentata da esponenti di spicco del PD, come Zanda e Finocchiaro (oggi, chissà perché, tutti schierati per il no). Nel corso del tempo, personaggi diversissimi fra loro come Nilde Iotti, Stefano Rodotà, De Mita, D’alema, Violante persino Einaudi in assemblea costituente, hanno propugnato la necessità di sfoltire un parlamento sovradimensionato. La legge di revisione costituzionale oggetto del referendum in realtà è nata da una proposta, che i 5 stelle hanno successivamente fatto propria, avanzata da Quagliariello, parlamentare del centrodestra. Dalla riforma sono stati stralciati progetti, quelli sì eversivi, come l’abolizione del vincolo di mandato o il referendum propositivo.
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Erano riforme ampie, che stravolgevano la carta costituzionale. Da qui l’esigenza di riformare per singoli punti, in maniera chirurgica. La riforma ottempera a questa esigenza seguendo un approccio gradualista. Sono le masse popolari organizzate che devono diventare esse stesse le nuove autorità di cui hanno bisogno. Le masse popolari non hanno alcun interesse a difendere un guscio vuoto!
“A dire di No si fa sempre in tempo”, cube un detto popolare. Bene, questo tempo è arrivato, ovvero il prossimo 20 settembre al referendum costituzionale che prevede il taglio di un terzo del numero parlamentari alla Camera e al Senato. In soldoni, il taglio porterebbe i deputati a four hundred e i senatori a 200 anziché gli attuali 630 e 315.
Per chi porta avanti le motivazioni della riforma, con il taglio di 345 parlamentari lo Stato risparmierebbe 100 milioni l’anno per un totale di 500 milioni in una legislatura. Altri partiti invece come Partito Democratico, Forza Italia, Italia Viva e Cambiamo, non hanno preso una posizione netta in merito al referendum, con diversi esponenti che in maniera autonoma hanno dichiarato la propria intenzione di voto. Per votare, i cittadini dovranno esprimere il proprio parere sbarrando il SI o il NO . Le ragioni del perché votare No al Referendum Costituzionale sono difese e portate avanti dal Comitato per il No, il quale ha riassunto le proprie motivazioni in dieci punti. Per le leggi di iniziativa popolare, invece, le firme necessarie alla proposta salgono da 50mila a 150mila.
Voterà No anche Sinistra Italiana, seguendo l’appello di alcuni noti costituzionalisti. Azione di Carlo Calenda vota no (e qui ci ha spiegato perché), così come +Europa . Il Movimento 5 Stelle voterà per il Sìe, nei fatti, si sta sobbarcando quasi da solo l’intera campagna referendaria, con banchetti informativi e altre iniziative pubbliche.
Il taglio del numero dei senatori e dei deputati non è conseguenza di una qualità maggiore. Votare Sì significa tagliare parte della nostra rappresentanza. Ecco perché votare No difende le nostre idee e la democrazia. È il grande terreno di scontro tra i sostenitori del Sì e del No.
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Il primo motivo è quello di una ottimizzazione del numero di deputati e senatori «in modo story da far finalmente funzionare meglio – sostiene il parlamentare regionale – i due rami del parlamento. Ricordo che a livello regionale, in Sicilia, i deputati sono stati ridimensionati da 90 a 70 senza che ciò sia stato accompagnato da una drastica problematica sulla rappresentatività, anzi con 70 deputati all’ars, sia in aula che nelle commissioni, per molti versi si è lavorato meglio». Il Referendum Costituzionale 2016 per il quale tutti i cittadini italiani sono chiamati a votare non modifica soltanto l’attuale assetto istituzionale italiano. 1- È un obbiettivo inseguito da quasi 40 anni (almeno dalla commissione Bozzi dell’83). Anche le ultime riforme costituzionali – quella del governo Berlusconi e da ultimo del governo Renzi – prevedevano una riduzione cospicua del numero dei parlamentari. Chi votò a favore allora, verosimilmente doveva essere d’accordo anche su questo punto (ma abbiamo il dubbio più che legittimo che grossa parte, allora come oggi, voti secondo criteri avulsi dal merito delle modifiche costituzionali).
9- No- il minor numero di eletti FACILITERÀ il lavoro delle segreterie che si potranno concentrare sui pochi posti disponibili in ogni collegio, senza necessità di reperire nomi inutile, giusto per riempire le liste. È inutile magnificare gli effetti del collegio uninominale, in un momento politico in cui il sistema elettorale maggioritario é sparito dal dibattito. Quindi, indipendentemente dallo schieramento rispetto al referendum (Sì o NO) continuiamo a operare per costruire con tutte le forze, gli organismi e gli aggregati anticapitalisti, un fronte comune contro le Larghe Intese per allargare la breccia nel loro sistema politico.