Ugo Foscolo La Morte Del Fratello Giovanni

Foscolo, con tono esclamativo e assertivo, cube che l’unica cosa che può fare è pregare sulla tomba quiete del fratello. Questa supplica di Foscolo è un atto pietoso e religioso, che egli spera, un giorno, gli venga restituito dalla gente straniera che riporterà le sue ossa alla madre addolorata. Nella prima quartina di In morte del fratello Giovanni, Foscolo si rivolge al fratello defunto, sulla tomba del quale vorrebbe piangere se mai cessasse la sua condizione di esule. Il poeta, all’epoca, si trovava a Milano, dopo aver lasciato la Venezia governata dagli austriaci. Il v.4, «il fior de’ tuoi gentili anni», cioè “il meglio dei tuoi anni”, è una metafora che indica la giovinezza.

Il v. 7 è un esempio di ipallage (deluse… palme); le palme è un altro esempio di sineddoche. Riassunto e analisi della tragedia pastorale in versi che racconta la storia di Mila di Codro, figlia del mago Iorio, e il suo amore impossibile per il pastore Aligi, già destinato al matrimonio con Vienda di Giave…. Riassunto della famosa novella di Luigi Pirandello che mette a fuoco il dramma dell’uomo di fronte alla morte. Il protagonista si interroga sulla vita e sulla morte facendo emergere il tema, caro a Pirandello, dell’incomunicabilità e della relatività del reale… In questo sonetto i pronomi personali e gli aggettivi possessivi sono particolarmente numerosi – s’io, me, tua, mio, tuoi, me, voi, miei, tuo, io, tuo, mi – dovuti alla tematica che riguarda la sfera intima degli affetti familiari.

I Riferimenti A Catullo

Ha una costruzione più semplice e un tono più dimesso rispetto agli altri sonetti come A Zacinto e Alla Sera, ma la ricchezza dei temi non è minore. Nel sonetto In morte del fratello Giovanni ci sono tre esempi di isotopiariguardanti tre personaggi, che sono indicati per mezzo di nomi comuni, pronomi personali, aggettivi possessivi . Si attua un rafforzamento degli elementi linguistici attraverso una peculiare frequenza dei fonemi /m/, /t/ e /l/, /s/ , che evidenziano la prima, la seconda e la terza persona singolare e dunque richiamano le determine del poeta, di suo fratello e della loro madre. Il v. 4 è un esempio di iperbato (Il fior de’ tuoi gentili anni caduto). Il sonetto In morte del fratello Giovanni (noto anche con il titolo Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo), di Ugo Foscolo, fa parte del volume delle Poesie del 1803. I versi del sonetto sono tutti endecasillabi; esso è composto da due quartine e due terzine, che hanno lo schema di rime ABAB-CDCD.

Il poeta afferma di sperare un giorno di recarsi sulla tomba del fratello a piangere la sua giovinezza così bruscamente stroncata. La madre, rimasta sola e in età avanzata, ormai trascina gli anni, e il poeta la immagina impegnata in un monologo delirante, mentre parla, con il fratello morto («cenere muto») del fratello assente. Preclusa la possibilità di rientrare a Venezia, ceduta proditoriamente da Napoleone all’Austria, il poeta tende le mani, in saluto, da lontano, in volo col pensiero sopra i tetti della citta. La prima quartina è centrata sul poeta che, come voce narrante, si immagina piangente sulla tomba del fratello ma nel contempo evidenzia la sua condizione di esule, fuggitivo di gente in gente. Nella seconda strofa compare la figura della madre, con una particolare drammaticità, accentuata dalla collocazione in incipit del nome, dal ritmo lento e dall’asprezza dei suoni del v. 5. In parallelo con il muto dialogo tra la madre e il fratello, si colloca poi nuovamente il tema della condizione di esule del poeta, che lo accomuna al fratello nel suo triste destino.

Foscolo

Sono presenti anche sineddoche, enjambement e metafore, determine retoriche che arricchiscono il significato del sonetto. E prego anch’io nel tuo porto quiete, v.11 –metafora molto diffusa della morte vista come porto, come ultimo approdo tranquillo in cui l’uomo trova rifugio dalla tempesta. La morte del fratello, Giovanni Dionigi, che per un debito di gioco si uccide appena ventenne a Venezia, sconvolge la vita di Ugo Foscolo nel 1801. Il poeta dedica alla sua scomparsa questo sonetto, scritto nel 1803 in cui riflette sui temi degli affetti domestici, dell’esilio e della morte.

Il motivo del colloquio dei vivi con i propri cari defunti della seconda strofa di cui Foscolo riprende anche l’espressione cenere muto al verso 6, corrispondente alla cenere muta catulliana.

Questo sonetto è gemello di “A Zacinto” del quale riprende i temi personali aggiungendo l’evento luttuoso della morte del fratello minore Giovanni Dionigi suicidatosi a vent’anni nel 1801, per debiti di gioco. Il sonetto è dedicato dal poeta al fratello il cui nome examine nel titolo. I temi delle avversità della vita, della peregrinazione continua, della madre rimasta sola conducono il poeta ad immaginare la sua triste fine in terra straniera. Foscolo nel sonetto, invita la gente straniera a voler restituire un giorno le sue ossa alla madre afflitta. Il sonetto, altrettanto bello quanto il precedente, accentua ancor di più il senso di sconforto e di drammaticità verso la vita. Il poeta, non potendo ritornare a Venezia, non può fare altro, da lontano, che pregare sulla tomba quiete del fratello e ha il presagio che non morirà come il fratello, vicino casa.

Ma pietà e dolore si uniscono nella supplica finale alla pietà a popoli stranieri diversi che abbiano la generosità di riportare le sue ossa in Patria. Composto nel 1803 a Milano, dove il Foscolo si trovava in esilio, il sonetto, altrettanto bello quanto il precedente, ne accentua ulteriormente il senso di sconforto esistenziale. Compaiono riferimenti ad alcuni celebri versi che il poeta Catullo scrisse per commemorare la morte del proprio fratello, e la composizione risuona degli echi di Tibullo, Virgilio e Petrarca. Nella prima terzina l’io poetico condivide, con il fratello defunto, l’avversità del destino, le angosce che lo hanno tormentato e portato alla morte, ma anche la speranza di trovare tempo con la fine della vita. Il sonetto In morte del fratello Giovanni fu scritto in ricordo del fratello minore Giovanni Dionigi, che nel 1801 si uccise per debiti di gioco. Nella seconda quartina si fa riferimento anche alla figura materna, costretta a vivere il lutto per il figlio morto e anche la sofferenza per l’altro figlio – il poeta – lontano.

La poesia inizia riprendendo l’incipit di Catullo, ma subito dopo, diventa foscoliana, in quanto il poeta spera un giorno di andare sulla tomba del fratello e piangere la sua giovinezza così brutalmente stroncata. Ora la madre rimasta sola si trascina gli anni, ma il poeta, non potendo ritornare a Venezia, tende le mani invano in avanti senza speranza come segno di disperazione e di angoscia. Foscolo sente che anche per sé gli Dei saranno avversi come lo furono per il fratello e conclude facendo una supplica alla gente straniera di voler riportare le sue ossa alla madre mesta. L’incipit che fu di Catullo («Dopo aver traversato terre e mari») assume qui l’impeto della poesia foscoliana («Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo»).

La lexis del sonetto è meno complessa rispetto a quella del sonetto “A Zacinto”, ma non per questo motivo è meno bella, anzi è più pacata e più calma, sorretta dai riferimenti dei classici. La lexis è meno complessa rispetto al sonetto A Zacinto, ma non per questo meno convincente, anzi è più pacata e più calma, sorretta dai riferimenti ai classici. Il fratello del Foscolo period ufficiale dell’esercito della Repubblica Cisalpina e si uccise nel 1801, a vent’anni, probabilmente per questioni legate a debiti di gioco. La lirica è estremamente sobria dal punto di vista espressivo, classicheggiante per linguaggio, terminologia e per riferimenti advert autori classici.